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La Vitamina D: Funzioni, Effetti e Carenza

vitamina d sole

Sul web se ne leggono di tutti i colori sulla vitamina D, in particolar modo sulla vitamina D3.

Gli alimenti e gli integratori che contengono la vitamina D3 sono molto frequentemente pubblicizzati come miracolosi e non è un caso che coloro che praticano bodybuilding infatti associano spesso la vitamina D ad una sostanza capace di avere fortissime proprietà anaboliche e terapeutiche sebbene le evidenze medico-scientifiche per dimostrarlo non siano mai state prese in considerazione.

Articolo a cura del Dott. Francesco Celso

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Sulla vitamina D sono stati pubblicati libri che hanno riscosso un discreto successo al motto complottista di “la scienza ufficiale ci vuole nascondere la più potente ed economica medicina esistente” per curare asma reumatismi diabete infarto tumori ictus ipertensione dolore cronico sclerosi multipla influenza demenza senile fibromialgia e milioni di altre patologie “apparentemente” incurabili.
Paleo fan-boys ce la spacciano come il nuovo elisir di lunga vita sessuale e muscolare, per poi scoprire che (tra citazioni di studi parziali, non sempre attinenti, e conclusioni azzardate) ci propinano un bel link di vendita del proprio integratore di vitamina D che costa il triplo del prezzo di mercato.

In mezzo a questo marasma, dove sta la verità?

(L’articolo, essendo una review di quasi tutta la letteratura scientifica in materia di vitamina D e attività fisica, contiene delle sezioni che potrebbero risultare noiose, ma sono state inserite per completare il quadro di riferimento.
Chi non trovasse interesse in questo meticoloso approfondimento può saltare direttamente alle conclusioni di ogni singola sezione).

Cos’è la Vitamina D?

Il colecalciferolo (vitamina D3, in figura) è la forma più importante per l’essere umano della vitamina D, insieme all’ergocalciferolo (vitamina D2), di provenienza vegetale. La forma più attiva nel nostro organismo sembra essere quella di derivazione animale come indicato.

Fonti

alimenti vit d

fonti vit d
Assorbimento

L’assorbimento della vitamina D segue quello dei grassi e delle altre vitamine liposolubili, ossia viene inglobata in micelle e assorbita per via linfatica. In alcuni tessuti (soprattutto il fegato) il colecalciferolo subisce una reazione di idrossilazione che lo trasforma in 25-OH-colecalciferolo. Questo si lega ad una proteina legante la vit D (DBP) che lo porta a spasso nel torrente ematico. Arrivato al rene, subisce due reazioni di idrossilazione alternative: la prima lo trasforma nella forma attiva, l’1-25-diOH-colecalciferolo, l’altra nella forma inattiva, 24,25-diOH-colecalciferolo, a seconda della concentrazione ematica di Calcio, Fosfati e Paratormone (PTH).
a cosa serve la vitd

Il sole

La vitamina D viene anche prodotta dalla cute esposta ai raggi solari attraverso una reazione fotolitica non enzimatica (1) in cui le radiazioni ultraviolette, in particolare quelle con lunghezza d’onda compresa tra 290-315 nm, rompono l’anello B della struttura del 7-deidrocolesterolo, che si trova stipato nei depositi di grasso sottocutaneo, per formare pre-D3 che, sottoposta a calore da irraggiamento, si trasforma in vitamina D3 (2).

Più sole si prende, più vitamina D si produce. L’eccesso prodotto nel periodo estivo non si perde, ma viene conservato nei depositi adiposi essendo la vitamina D liposolubile.
Il tempo minimo di esposizione ai raggi solari d’estate tale da produrre una concentrazione sierica sufficiente di D è di 20 min al giorno con almeno il 5% di cute esposta.

Una esposizione in costume da bagno di 15 minuti è in grado di produrre 10.000-20.000 UI (3).

vitamina d pelle
Fattori limitanti alla Produzione

 

Variazioni stagionali all'esposizione ai raggi UVB

Vivere a latitudini distanti dal equatore

Vivere in alta quota

Climi nuvolosi

Spesso strato di ozono a causa dell inquinamento

Pelle scura

Alta percentuale di massa grassa subcutanea

Anzianità

Utilizzazione di filtri solari

Funzioni

funzioni vit d– aumento del riassorbimento nel digiuno e ileo di calcio e magnesio
– inibizione della proliferazione della muscolatura liscia vascolare (aterogenesi)
– regolazione delle citochine pro-infiammatorie
– controllo sistema renina-angiotensina (regolazione pressione arteriosa)
– controllo della sensibilità insulinica
– induzione della differenziazione delle cellule del sistema immunitario

 

Vitamina D e pesi

Performances atletiche

Nel muscolo scheletrico esistono recettori per la vit D (4) e questo indica quindi che la vitamina D ha un effetto sul muscolo. Ma quale?

Purtroppo le ricerche sono state effettuate quasi tutte su individui malati (5) oppure su individui sani ma non allenati (6-7) con risultati contrastanti.

Recentemente 2 studi sono stati fatti sull’effetto della vitamina D sul muscolo (8-9) ma sempre con risultati contrastanti. L’unico studio fatto su atleti (10) ha qualche dato incoraggiante, ma le perplessità sono soprattutto sul livello ematico di vitamina D necessario per un miglioramento delle performances.

Non ci sono dati definitivi che provino l’efficacia della vitamina D nell’aumento delle performance atletiche.

Aumento dell’uptake di ossigeno

Recettori della vitamina D (VDR) sono presenti nel muscolo cardiaco e nel tessuto vascolare, che indica che D possa influenzare VO2 max cioè la capacità di trasportare e utilizzare l'ossigeno nel sangue ai vari tessuti.

Diversi studi hanno dimostrato correlative una correlazione positiva tra VO2 max e concentrazione sierica di D nei non-atleti (11, 12, 13). Tuttavia molte variabili che potrebbero aver inficiato la valutazione non sono state considerate, come l’assunzione di multivitaminico e l'assunzione di altri integratori.

Gli studi condotti negli atleti sono in disaccordo. Koundourakis e i suoi colleghi (14) hanno trovato che vi era una correlazione significativa tra i livelli di vitamina D e alcuni parametri di performance in 67 maschi caucasici calciatori professionisti (25,6 ± 6,2) di età.

Una pubblicazione più recente da Fitzgerald et al. (15), ha concluso che non vi era alcuna associazione tra livelli di D e VO2 max di 52 giocatori di hockey su ghiaccio professionisti. Inoltre, la correlazione comunemente osservata tra i livelli sierici di D e VO2 max è inversamente proporzionale agli aumenti di attività fisica e lo stato di allenamento (16).

Forney e i suoi colleghi (17) hanno recentemente esaminato l'associazione tra livelli sierici di D, VO2 max e lo stato di allenamento in 39 studenti universitari fisicamente attivi (20 uomini, 19 donne).

Essi hanno dimostrato che i partecipanti con più alto valore ematico di D avevano un VO2 max più alto (20%) rispetto a chi aveva una concentrazione ematica più bassa di D.

Tuttavia, questa correlazione è stata limitata ai soli maschi. Trials in cui è stata somministrata ad hoc vitamina D ad atleti sono quasi inesistenti. Esiste un solo studio, sulla integrazione di vitamina D e il suo rapporto con VO2 max negli atleti professionisti: Jastrzebski ha fatto un trial in singolo cieco di integrazione con 6000 UI/die di vitamina D3 versus placebo, nel corso di un ciclo di allenamento di 8 settimane in 14 vogatori professionisti che avevano già una concentrazione sufficiente di D (> 30 ng/mL ).

Lo studio ha dimostrato un significativo aumento di VO2 max (12,1% e 10,3%, rispettivamente) e un aumento delle concentrazioni di D del 400% (~ 120 ng/mL). Sono necessarie però ulteriori ricerche per verificare se un effetto ergogenico esiste in atleti che sono gravemente carenti e se dosaggi sovrafisiologici di vitamina D3, come quello usato da Jastrzebski, hanno un effetto ergogenico anche in altre discipline sportive.

Il meccanismo specifico mediante il quale un aumento dei livelli di D può influenzare VO2 max rimane poco chiaro, ma questo fenomeno potrebbe essere dovuto al fatto che gli enzimi CYP450 (citocromi) che attivano la vitamina D3 in 1,25-diidrossi D3.

Esistono prove sperimentali dell’efficacia della vitamina D sull’aumento della VO2 max, ma il meccanismo che produce tale aumento è poco chiaro.

Capacità di recupero

La capacità di recuperare rapidamente è importante per gli atleti che si allenano ad alte intensità. Durante il recupero, la vitamina D sembrerebbe aumentare il differenziamento miogenico e la proliferazione della matrice cellulare (18) e inibire la miostatina, che a sua volta è un regolatore inibitorio della sintesi muscolare di mioblasti.

Stratos e colleghi (19) hanno mostrato questo marcato aumento della rigenerazione muscolare in un muscolo soleo schiacciato (in vivo) di 56 ratti maschi, dopo una dose sovrafisiologica di vitamina D pari a ~ 100.000 UI.

I ratti sono stati divisi in 2 gruppi, uno a cui è stato somministrato un più alto dosaggio e uno più basso. Rispetto al gruppo a basso dosaggio, il gruppo ad alto dosaggio ha avuto una significativa attenuazione di apoptosi nei quattro giorni post-infortunio, indicativo di un aumento delle proteine ​​della matrice cellulare che è cruciale per la riparazione del muscolo scheletrico.

Importante notare però che ci sono grosse limitazioni all’estensione di questi modelli murini e summenzionate conclusioni all'uomo; tuttavia, la constatazione che la integrazione di vitamina D migliora il recupero in contrazione isometrica di picco dopo una sessione di esercizio fisico intenso è stata recentemente sostenuta in uno studio (20) in cui si somministravano dosi molto più basse di vitamina D a uomini mediamente attivi.

In questo studio in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo, Barker et al. hanno dimostrato che 4000 UI / die per 35 giorni di vitamina D negli adulti sani e moderatamente attivi attenuato i marker infiammatori ALT e AST subito dopo 10 serie da 10 ripetizioni di salti. Inoltre, anche se la il picco di forza è diminuito in entrambi i gruppi, nel gruppo di integrazione è diminuita solo del 6%, mentre nel gruppo placebo è diminuita del 32% immediatamente post-esercizio.

Questa discrepanza persisteva dopo 48 ore. Ulteriori ricerche sono necessarie per capire se dosaggi elevati sarebbero giustificati nel determinare un miglioramento proporzionale del recupero muscolare.

La vitamina D ha dimostrato di migliorare la capacità di recupero del tessuto muscolare sottoposto a danno mediante la proliferazione di matrice extracellulare che è la componente essenziale che garantisce la riparazione delle fibre muscolari danneggiate.

Aumento della forza nel muscolo scheletrico

La vitamina D pare responsabile di un certo aumento di forza del muscolo scheletrico (21), forse attraverso la sensibilizzazione dei siti di legame del calcio sul reticolo sarcoplasmatico, portando ad una contrazione muscolare più efficace. Vi è un'ulteriore prova che potrebbe anche aumentare sia le dimensioni che il numero di fibre muscolari di tipo II (22-23)

Nei calciatori dopo un allenamento di 8 settimane con una integrazione di 5000 UI/die di vitamina D o un placebo, il gruppo della vitamina D ha avuto un significativo aumento nel siero dei livelli di D e un significativo miglioramento sia dei tempi nello scatto di 10 metri sia nel salto verticale rispetto al gruppo placebo.

Variabili che potevano falsare i risultati sono state questa volta ben controllati, in quanto gli autori hanno specificato agli atleti di non alterare il loro apporto nutrizionale, escludendo qualsiasi atleta che stava prendendo un multivitaminico, vitamina D, olio di pesce e/o atleti che facevano regolarmente una lampada o che erano appena tornati da una vacanza al mare.

Tuttavia, altri studi non hanno mostrato alcun beneficio significativo della integrazione di vitamina D negli atleti con livelli ematici moderatamente carenti o adeguati (24), (25-26), indicando che questi benefici prestazionali potrebbero essere limitati a soggetti con carenza significativa di vitamina D.

Se la vitamina D aumenta la forza muscolare non è ancora del tutto chiarito. Sembra che i benefici siano a carico di chi ha bassi livelli di vitamina D.

Testosterone

Il testosterone è un ormone endogeno importante per gli adattamenti ipertrofici muscolari ed insieme ad altri, è uno dei meccanismi dell'ipertrofia muscolare. Livelli di testosterone bassi negli uomini giovani sono stati collegati alla diminuzione dell’anabolismo proteico, della forza, della beta-ossidazione, e aumento della deposizione di grasso nel tessuto adiposo.

Pertanto, nel tentativo di ottimizzare la produzione androgena naturale, si ricorre anche alla supplementazione con vitamina D. Uno studio trasversale recente fatto su 2299 uomini più anziani (62 ± 11 anni) ha dimostrato che c’è una correlazione tra i livelli di D e i livelli di testosterone e altri androgeni negli uomini (27).

Bassi livelli di testosterone, o ipogonadismo, sono stati identificati nel 18% dei partecipanti, e questi uomini avevano anche livelli significativamente più bassi di D rispetto al resto della popolazione. Inoltre, solo l’11,4% del campione aveva livelli sufficienti di vitamina D.

Inoltre, uno studio 12 mesi, in doppio cieco, randomizzato con controllo in 54 uomini non diabetici ha dimostrato che il gruppo che ha ricevuto 3332 UI/die di vitamina D ha avuto un significativo aumento dei valori ematici di D, di testosterone totale e libero (che è la frazione bioattiva) (28). Questi risultati supportano l'idea che elevando i livelli di D si può aumentare la produzione di testosterone nei soggetti di sesso maschile non diabetici. Non ci è dato sapere quale fosse l’età media degli uomini che hanno preso parte allo studio, credo l’informazione più rilevante.

Il meccanismo d'azione specifico della D sul testosterone negli uomini potrebbe essere correlato a due processi: inibizione dell'aromatizzazione del testosterone e un aumento di affinità di legame degli androgeni al proprio recettore. Prove per entrambi questi meccanismi provengono da modelli animali.

In particolare, si è visto che livelli di D superiori alla media inibiscono l’aromatizzazione gonadica di testosterone in topi knockout per il recettore della vitamina D (29). In secondo luogo, il recettore per la vitamina D e gli enzimi deputati al metabolismo di tale vitamina sono stati localizzati nel testicolo umano e di ratto e hanno dimostrato di aumentare l'affinità di legame dei recettori degli androgeni (30-31). Questo effetto aumenta la velocità con cui gli androgeni possono legarsi alle ghiandole che producono testosterone producendo concentrazioni più elevate di ormoni steroidei, anche se da qui a dire che questo aumento di testosterone possa produrre una ipertrofia e aumento di forza del muscolo scheletrico ce ne passa.

Alcuni studi hanno evidenziato che c’è una relazione tra livelli sierici di vitamina D e livelli di testosterone. Qeustio sarebbe dovuto all’inibizione dell’aromatasi e ad un legame più forte tra gli androgeni e il recettore favoriti dalla vitamina D. Non è per niente evidente che questo effetto si abbia anche in giovani adulti in cui i livelli di testosterone sono naturalmente più alti. Non è consequenziale che questi livelli più alti causino un aumento di forza e ipertrofia.

Dosaggio 

Sia la vitamina D2 che la vitamina D3 sono in grado di aumentare la concentrazione plasmatica di vitamina D, ma la vitamina D3 potrebbe essere più efficace della vitamina D2 poichè quest’ultima è meno stabile, meno biodisponibile con l'aumentare dell'età, ed è stato dimostrato in diversi studi clinici che la quantità di vitamina D2 assorbita è significativamente inferiore rispetto a quella di D3.

Inoltre, la vitamina D2 ha una minore affinità per il recettore legante la vitamina D (VDR) (32-33) e un più alto tasso di inattivazione una volta idrossilato nel rene.

Il dosaggio ottimale varia a seconda dell'individuo e dell'istituzione che fornisce le linee guida. La Endocrine Society (ES) raccomanda una integrazione con dosaggi di 400-1000 UI/die per infanti, 600-1000 IU/die per i bambini, e 1500-2000 IU/die per gli adulti al fine di mantenere un’adeguata concentrazione sierica di 75 nmol/L (34).

Queste raccomandazioni sono state revisionate nel 2004 (35), affermando che 70 nmol/L è la più bassa concentrazione sierica auspicabile per evitare effetti negativi sulla salute. Livelli ottimali devono invece essere da 90 a più di 120 nmol/L (36-37)

Le definizioni di ipovitaminosi o ipervitaminosi D sono più controverse. Inoltre, i livelli ottimali necessarie per le prestazioni atletiche non sono ancora state determinate. E' stato dimostrato che ci vogliono da 2000 a 5000 IU/die di vitamina D da tutte le fonti disponibili per mantenere livelli sierici tra 75 e 80 nmol/L (38-39-40)

Inoltre, questo dosaggio sarebbe irraggiungibile dall'esposizione UVB naturale durante i mesi di ottobre ad aprile, quando si risiede a latitudini di 42-52°N. Infine, studi che hanno dimostrato di migliorare la prestanza atletica hanno tutti utilizzato dosaggi superiori a 3000 UI/die, ma nessuno ha ancora raggiunto livelli ematici superiori a 100 nmol/L.

Tuttavia, nessuno studio fino ad oggi ha esaminato gli effetti della supplementazione di vitamina D e funzione del muscolo scheletrico nella popolazione atletica con livelli ematici ≥100 nmol/L.

Da quanto scritto, il dosaggio ottimale è approssimativamente di circa 3000-4000 UI/die di vitamina D3 sebbene possa essere una approssimazione

Uno studio rilevante (41) su 20 giovani non allenati e 20 anziani non allenati a cui è stata somministrata vitamina D e calcio ha stabilito che nei giovani l’integrazione di vitamina D non produce alcun effetto additivo sull’ipertrofia muscolare, ma migliora la qualità muscolare (cioè il rapporto forza/dimensione del muscolo) negli anziani e la morfologia delle fibre nei giovani.

Ciò potrebbe indicare un certo effetto della vitamina D sul rimodellamento muscolare ma non è chiaro se l’effetto sia stato mediato direttamente dalla vitamina D o da metaboliti non presi in esame dallo studio. Comunque questi effetti, seppur minimi potrebbero influenzare piccoli guadagni a lungo termine, che in questo studio non era possibile osservare essendo individui non allenati che si allenavano solo per un periodo di 12 settimane.

Effetti Collaterali

Anche se è stato riferito che la tossicità della vitamina D potrebbe verificarsi con dosaggi ≥10,000 UI/die per un periodo prolungato (42-43 ) che produrrebbe effetti negativi come ipercalcemia, il livello di vitamina D che provoca tossicità non è chiaro (44), e, per motivi etici, non sono stati fatti studi prospettici che analizzassero l'effetto della tossicità da vitamina D nell'uomo.

Recentemente, un sovradosaggio accidentale di 2.000.000 UI di vitamina D in due pazienti anziani non ha prodotto effetti negativi ma solo livelli di calcio nel sangue un po' elevati (45).

Inoltre, gli effetti negativi sono stati riportati solo a concentrazioni sieriche superiori a 200 nmol/L, che potrebbero essere raggiunti assumedo dosi giornaliere di 40.000 UI o più di vitamina D, e le concentrazioni sieriche <140 nmol/L non sono state correlate con ipercalcemia.

La vitamina D permette al calcio di essere assorbito dal tratto gastrointestinale e stimola gli osteoblasti maturi a produrre un attivatore del recettore nucleare (RANKL). RANKL a sua volta stimola la mineralizzazione e riassorbimento osseo tramite osteoclastogenesi.

Un aumento dei livelli di D può accelerare questo processo di riassorbimento osseo, causando un aumento della concentrazione di calcio nel sangue, un tasso di assorbimento più alto del calcio da parte dei reni, e potrebbe potenzialmente portare a calcoli renali e/o calcificazione vascolare (46).

La tossicità da vitamina D ha come effetto la ipercalcemia, derivante dall’aumentato assorbimento di calcio a livello intestinale e dall’aumentato riassorbimento osseo. Questi effetti però potrebbero presentarsi a dosi importanti, difficilmente raggiungibili con un’assunzione lucida e volontaria.

 Vitamina K

La vitamina D viene generata dall'esposizione solare.

 

In qualsiasi discussione sulla vitamina D, in merito alla tossicità, si finisce per parlare di vitamina K. Come per il calcio, la vitamina K lavora in sinergia con la vitamina D per regolare il riassorbimento osseo, la sua attivazione e distribuzione (47).

La vitamina K carbossila la neo-costituita ostecalcina ​​prodotta nelle cellule ossee mature ed è strettamente regolata dalla vitamina D (48). Una volta che la proteina è carbossilati, essa interagisce con gli ioni calcio nel tessuto osseo (49) ed ha un effetto significativo sulla mineralizzazione ossea, la formazione, la prevenzione della perdita ossea, e potenzialmente l'arresto delle fratture nelle donne (50).

Tuttavia, quando i livelli di vitamina K sono inadeguati, la produzione di ostecalcina non viene soppressa (51). Questa situazione favorisce un accumulo di ostecalcina non carbossilata (inattiva) nell’osso, portando ad un potenziale aumento del rilascio di calcio dalle ossa e conseguente deposizione di calcio nei tessuti molli (causando calcificazione arteriosa) (52-53) . Così, la tossicità da vitamina D può avvenire solo in assenza di un introito sufficiente vitamina K.

Dosaggi raccomandati di Vitamina K sono da 50 mcg e 1000 mcg (54). Tuttavia, queste raccomandazioni sono controverse, poichè i depositi di vitamina K sono rapidamente esauriti senza rifornimento costante (55) e, come la vitamina D, la vitamina K ha anche due varianti: K1 e K2.

Fonti di vitamina K possono essere trovati in analoghi farmacologici e naturalmente nella dieta. La vitamina K1, la forma più abbondante nella dieta di un individuo, è contenuta principalmente in verdure a foglia verde, crocifere, frutta, vari oli vegetali e fagioli. La vitamina K2, la forma più biodisponibile della vitamina K, si trova nel pesce, frattaglie, carne, latticini, formaggi fermentati e prodotti fermentati come la soia fermentata.

Entrambe le forme giocare diversi ruoli nell’organismo; in particolare, la vitamina K1 ha un ruolo fondamentale nella carbossilazione di varie proteine ​​di coagulazione del sangue, mentre la vitamina K2 è essenziale per la carbossilazione e l'attivazione di osteocalcina e della matrice (MGP), una proteina essenziale per evitare la calcificazione dei tessuti molli.

Inoltre, una delle varianti della vitamina K2, MK-4, è più efficace nel mitigare gli effetti negativi sulla salute di un sovradosaggio di vitamina D (56-57). Inoltre, 10 mg/die (10.000 mcg) di vitamina K1 sintetica (fitonadione, venduta come Konakion) ha dimostrato di essere di beneficio per maratonete professioniste, aumentando la formazione ossea e prevenendo la perdita ossea (58). Ulteriori ricerche nella popolazione atletica dovrebbe quindi concentrarsi sul dosaggio ottimale di vitamina D in combinazione con la vitamina K.

L’assunzione di vitamina D3 deve essere accompagnata dalla costante presenza nella dieta di vitamina K, che è sinergica e fondamentale per il corretto funzionamento della vitamina D e per evitare che si manifestino effetti da tossicità anche a dosaggi più bassi di quelli abnormi sopra descritti.

Conclusioni

Temi molto interessanti sono emersi da studi che ho consultato per la stesura di questo articolo. Studi su animali a dosaggi sovrafisiologici di vitamina D hanno dimostrato potenziali effetti ergogenici sul sistema metabolico umano conducendo a diversi miglioramenti fisiologici muscolari e anti-infiammatori.

Questi dosaggi potrebbero aumentare la capacità aerobica, la crescita muscolare, la forza e diminuire il tempo di recupero post-esercizio fisico. Questi dosaggi potrebbero anche migliorare la densità ossea.

Tuttavia, sia la carenza (12,5-50 nmol/L) che alti livelli di vitamina D (> 125 nmol / L), possono avere effetti collaterali negativi.

  •  Mantenere i livelli sierici 75 e 100 nmol/L, garantendo l’apporto adeguato di altre sostanze nutritive essenziali tra cui la vitamina K, è la chiave per la salute e le prestazioni.
  • Allenatori, medici e preparatori atletici dovrebbero raccomandare ai loro assistiti di misurare la concentrazione plasmatica di vitamina D, al fine di determinare se è necessaria o non la supplementazione.
  • Sulla base degli studi consultati, assumere 3000-4000 IU/die di vitamina D3 può essere una valida strategia di utilizzo senza incorrere in nessun rischio e beneficiarne delle proprietà, purchè si abbia un adeguato introito alimentare di vitamina K1 e K2 sembra essere un tassello nel mosaico della ricerca della prestazione nell’atleta che pratica bodybuilding o meno.

Infine, per il futuro, mi auguro che vengano fatti studi per testare gli effetti di dosaggi sovrafisiologici (da 5000 a 10.000 UI/die o più) di vitamina D in combinazione con diversi dosaggi di vitamina K1 e K2 negli atleti per determinare i dosaggi ottimali necessari a massimizzare le prestazioni.

Referenze

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